PROLOGO: New York City
Il suo nome era Clint Barton.
Per i nemici, Occhio di Falco.
Era un uomo privilegiato, in
molti sensi: quando era giovane, commise un crimine. Niente da sedia elettrica,
s’intende, ma abbastanza per finire in prigione. Invece, gli fu data la possibilità di ricominciare, e lui la
colse, entrando nella seconda formazione dei potenti Vendicatori.
E da quel giorno, visse imprese meravigliose e
terribili, lavorò in gruppo e poi di nuovo da solo, conobbe gioie e dolori.
Soprattutto, divenne un uomo
più maturo e responsabile sotto molti aspetti.
Sotto altri,
purtroppo non per lui, ma per molti innocenti a venire, Clint Barton rimaneva
un uomo d’azione di quelli impulsivi, che non esitavano a gettarsi oltre
l’ostacolo senza neppure pensarci.
Era sera inoltrata, e lui era di
pattuglia. Il suo concetto di ‘tempo di qualità’, a volte, consisteva nel
cercarsi qualche testa di cavolo di criminale e impegnarsi in una rissa per
sfogare la tensione -e Dio lo sapeva quanta se n’era accumulata, negli eventi
delle scorse settimane…
Un rumore di freni attirò la
sua attenzione! Si sporse dal tetto su cui si trovava, e vide un veicolo
sbandare contro il marciapiede e frenare di colpo.
La portiera si aprì, e una
donna uscì di corsa dall’auto.
Occhio di Falco saltò e si
lasciò andare verso una bandiera. Usò l’asta per smorzare un po’ l’inerzia, e
da lì si lasciò cadere elegantemente a terra.
Lei non fece neppure caso al
suo arrivo. Era una donna che, anche solo a quella prima occhiata, stregò il
buon Clint. Alta, slanciata, inguainata da un elegante abito
da sera lungo fino alle caviglie, e con il collo alto. Aveva un volto
finemente cesellato, e un paio di occhi sottili, da
gatta. I suoi capelli biondo grano erano lunghi su di
un lato, e formavano una frangia diagonale fino all’altro, dove erano corti.
Si aprì la portiera dal lato
del guidatore, e ne emerse un giovane che a confronto
era quasi anonimo. Era vestito bene, sì, ma tutto in lui parlava di un galletto
qualunque con troppi soldi ed altrettanta arroganza. Corse dietro alla donna,
imprecando, la afferrò per un polso e la tirò violentemente a sé. “Niente da
fare, Claire! Non hai il diritto di mollarmi così a fare la
figura del…” un ceffone sulla guancia troncò di netto il resto della
frase.
In gamba, la pupa! Pensò
Clint…prima di vedere lui darci dentro con un manrovescio che la sbatté a
terra! Lei urlò.
“E
che questo ti sia di lezione, lurida puttana! Tu…” si voltò di scatto appena
Clint lo afferrò per la spalla. “E tu che cazzo vuoi, buffone?!”
“Darti una lezione di buone
maniere, per cominciare.” E Occhio di Falco sottolineò il concetto con il suo gancio migliore al plesso
solare del ragazzotto. Quello si afflosciò come un sacco vuoto, boccheggiando
come un pesce fuor d’acqua, il volto congestionato.
“E
ora stai lì e fai il morto, eh?” Occhio di Falco si voltò e si avvicinò alla
donna, che si stava rimettendo in piedi. La aiutò, e le disse, “Tutto bene? Ha
bisogno di…”
Lei scosse la testa. “No…io
non…” sospirò, guardando il giovane ancora in ginocchio. “La prego di
perdonarlo. Aiden… Lui non mi avrebbe messo un dito addosso, se non lo avessi
preso a ceffoni. Lui odia essere umiliato in pubblico…”
“Senta,
posso chiamare la Polizia, e…Ouch!”
La donna gli aveva serrato un
polso con tanta di quella forza che lui se ne sorprese.
Gli occhi di lei erano sbarrati. I loro volti erano
così vicini che lui poteva sentire l’odore di liquore e di un qualche tipo di
dolce nel fiato.
“No! La prego, no! Aiden non
me lo perdonerebbe!” Si tirò indietro, e cercò di
ricomporsi. Si avvicinò al suo ragazzo e lo aiutò a rialzarsi. Sempre fissando l’eroe,
disse, “Ha già fatto abbastanza. Per favore…”
Clint esaminò rapidamente la
situazione. Per quanto ne sapeva, si trovava di fronte ad un caso di violenza
domestica… Ma poteva davvero essere solo una lite sfuggita di mano.
Si avvicinò ad Aiden, e lo
tirò su per il collo della giacca. “Figliolo, voglio far risparmiare tempo al
tuo costoso avvocato: tu non metti più un dito addosso alla signoria, ed io non
ti spezzo le braccia. E guarda che te lo dice un Vendicatore, sai, quei
‘buffoni’ che hanno preso a calci in culo gente molto,
molto più tosta di te. Mi capisci, vero?”
Quello annuì, terrorizzato.
Clint lo lasciò andare di colpo. “Molto bene. E mi
raccomando, fai il bravo. A mai più rivederci.” E
corse via.
Claire lo vide svoltare un
angolo. Solo il suo complice, soddisfatto, vide il bagliore che le accese gli
occhi, e il sorriso malevolo che lampeggiò brevemente in volto.
Fregato! Pensò ‘Claire’.
MARVELIT presenta
Episodio 3 - Regolamento di Conti.
Centro del Direttorio dello
Stato, località sconosciuta.
Un bagliore di teletrasporto,
e la donna apparve al centro del salone, per la precisione nel mezzo di un
cerchio di alcuni fra i più pericolosi supercriminali:
Ø
Scalphunter.
Il capo di quel gruppo, indiano nativo, maestro cacciatore e manipolatore di componenti meccaniche.
Ø
Scrambler.
Coreano, il suo tocco scombinava i superpoteri.
Ø
Arclight.
Austriaca, il terremoto vivente.
Ø
Harpoon. Eschimese, capace di trasformare gli oggettini energia.
Ø
Riptide. Australiano, trottola umana armata di lame avvelenate.
Ø
Blockbuster.
Texano, superforte.
Ø
Prism. Il
mutante di cristallo.
Ø
Tower. In grado di variare le proprie dimensioni e densità corporea.
In una parola, i Marauders.
La donna
sorrise. “Devo dedurre che
temevate che mi sarei portata dietro una legione di super-eroi? Pecchi di
sfiducia, Nate,” disse, avanzando verso di lui. Ad
ogni passo, i suoi lineamenti si alterarono, fino a che la carne, la pelle e
gli abiti non lasciarono posto a luccicante metallo cromato.
Il robot si portò una mano
alla gola. Con un sibilo impercettibile, una minuscola scatolina sporse dalla
gola. La macchina la prese, e la porse a Scalphunter.
“Ecco qua,”
disse l’ultima Marauder, Malice. “Nel campo di stasi c’è il materiale genetico
di un Vendicatore, dritto dal suo sistema respiratorio. E
qui…” portò l’altra mano al collo. Da lì, estrasse una
minuscola unità a disco, che pure finì nelle mani di Scalphunter. “Qui
ci sono scansioni molto dettagliate del loro chip contro il controllo mentale.”
Un applauso dalla porta fece
voltare gli assassini all’unisono!
“Ottimo, mia cara, davvero
ottimo. Ora abbiamo le prime parti della chiave per la libertà.” Se Scalphunter era il capo operativo del gruppo, il vero
cervello dietro i Marauders era l’uomo sulla soglia…cioè,
il mutante sulla soglia. Graydon Creed,
nelle cui vene scorreva il sangue scuro di due storici
nemici degli X-Men.
Creed si avvicinò al robot, e
le fece un reverente baciamano. “Perdona Scalphunter, ma lo sai che un buon
soldato non abbassa mai la guardia. Anche se tu varresti un’eccezione.” Prese il materiale che l’indiano gli stava porgendo. “Metterò
subito le nostre squadre di ricerca al lavoro. Con un po’ di pazienza, non
dovremo aspettare molto. E ora, coraggio: il Comitato deve istruirvi su due
missioni.”
“Due?” fece Tower.
Creed
annuì. “Diciamo che l’idea era di una…ma poi, abbiamo avuto una nuova crisi.
Venite, vi sarà spiegato tutto.”
Il Comitato Direttivo.
La più alta espressione del
potere dello Stato: un pugno di uomini di varie
nazionalità, in un insieme di ricchezza ed influenza sociale e politica tali da
potere fare e disfare le leggi delle loro patrie. Il loro scopo, lo scopo dello
Stato: assicurarsi che le nazioni più sviluppate restassero
tali, non importa a che costo per il terzo mondo. Assicurarsi che i giochi di
potere favorissero, alla fine, una specifica linea politica, a scapito di
qualunque istituzione democratica, sempre senza che i governanti fossero al
cosciente di tali attività.
Erano gli uomini-ombra, venti
figure nere disposte in fila contro un fondale abbagliante. Le loro voci erano
alterate da dispositivi elettronici, in modo che ne’ sesso
ne’ età fossero discernibili.
“Abbiamo due problemi che
richiedono la vostra attenzione, Marauders,” disse
l’ombra al centro della fila. Gli assassini e Creed indossavano occhiali per la
visione olografica.
Davanti ai loro occhi, apparve
una dettagliata mappa dell’Italia. Due puntini brillavano ad intermittenza, uno
al centro nord, e l’altro al centro sud.
“Siena e Roma sono di recente stati teatri di sommosse e scontri fra
fazioni estremiste, gli antimutanti di Amici dell’Umanità, ed i mutanti di
Nazion Mutante[i].
I secondi sono interessati a destabilizzare il governo
usando tattiche terroristiche. Ed i primi possono finire col fare il loro
gioco, visto che stanno usando dei robot classe-Sentinella
del Governo, coinvolgendo i civili negli scontri armati.
“Stiamo osservando lo
svilupparsi degli eventi, in attesa di potere
identificare i capi di entrambe le fazioni. A quel punto, sarà vostro compito
eliminarli entrambi.” La mappa dell’Italia scomparve. “Avremmo
preferito mandarvi sul campo a raccogliere informazioni più velocemente, ma a
fronte di un altro recente sviluppo, preferiamo vi occupiate di quest’ultimo
per primo.”
Nuove immagini fluttuarono
nell’aria: per primo un uomo vestito in borghese, di
media costituzione, apparentemente privo di alcuna speciale caratteristica.
“Diamond Dran è il figlio dell’Uomo Indistruttibile. È un metaumano
perennemente circondato da un’aura ritenuta impenetrabile. È il responsabile
principale del furto[ii]
di materiale fissile strategico insieme a Switch, del
quale vi illusteremo fra poco.”
Seconda
immagine: una creatura dal corpo smeraldino, in parte meccanica ed in parte
organica, simile ad un mostruoso rettile antropoide. “Marasso,
un cyborg targato AIM. Un’efficace macchina per uccidere. Zanne ed artigli sono
estremamente velenosi.”
Terza immagine: una donna
dalla carnagione pallida, che indossava un paio di occhiali
da sole, armata di un avanzato fucile automatico a lunga gittata. “Insomnia. Eccellente combattente nel corpo a corpo, cecchina altrettanto
infallibile. Secondo il database dell’FBSA[iii], è
permanentemente sotto rush
adrenalinico, il che le conferisce una lucidità mentale inesauribile.”
Quarta immagine: un uomo in
armatura verde, dotata di lame circolari ai polsi, mentre erano
a ‘L’ alle caviglie ed alla testa. “Turbine,
mutante. È in grado di roteare ad alta velocità, facendo del proprio corpo
un’arma letale.”
Quinta immagine: un’entità
umanoide interamente composta di energia luminosa. “Il
Laser Vivente, un
tempo umano, ora interamente composto di fotoni. Indubbiamente il più
pericoloso del gruppo.”
Sesta immagine:
un individuo in jeans e t-shirt, dalla pelle a scaglie verdi ed una lunga
lingua forcuta. “Slim Snake, metaumano non specificato.
Zanne ed artigli secernono una sostanza sedativa concentrata. Possiede poteri
metamorfici di duplicazione genetica integrale, ma deve toccare il suo
bersaglio per poterli attivare.”
Settima
immagine: un uomo in un costume integrale nero dalle lenti bianche. “Switch,
mutato, il loro teleporta. Si avvale della Forza Oscura per generare portali.”
Ottava
immagine: un uomo vestito completamente di nero, con un lungo impermeabile
nero, cappello nero ed occhiali nerissimi sugli occhi. E il sorriso più sinistro che
volto umano potesse mostrare. “Shades.
Origine sconosciuta, portata dei suoi poteri sconosciuti.
Possiede un qualche legame con la propria ombra, dalla quale sembra trarre
forza[iv].”
Non ed
ultima immagine: una donna con un costume imbottito verde e larghi stivali
metallici alle gambe. “Pathfinder, mutante. La sua forza fisica
è concentrata nelle gambe.”
Le immagini scomparvero.
“Questa squadra lavora per una
società chiamata Villains Ltd,
gestita da un sedicente Imperatore del Crimine, la cui identità ci è ancora sconosciuta.”
Creed,
che era rimasto in piedi fino a quel momento fra i Marauders e il Comitato
Direttivo, si voltò verso gli uomini-ombra. “Ho già un piano per assicurarci di
sapere come si comportano in gruppo e per avere una migliore idea dei loro
limiti. Mi assicurerò personalmente che ci cadano fra le mani come tanti pesci,
Signori. Ormai, come ‘Mr. Nixon’, mi sono guadagnato la fiducia[v] di questo Imperatore del Crimine. Tuttavia…”
fece una pausa ad effetto. “Siete disposti a sacrificare qualcosa per potere
sistemare questa Villains Ltd?”
Los Angeles. Circa 48 ore
dopo.
“Vediamo se ho capito bene,
Mr. Nixon,” disse l’uomo elegantemente vestito, dalla
maschera di ferro. Lui e il suo anfitrione sedevano nel salotto della suite imperiale
del più lussuoso albergo di L.A. “Lei non solo offre
la cifra standard per i nostri servizi, ma ci lascia a disposizione il
materiale genetico di quei laboratori?”
Mr. Nixon era un individuo
magro, alto, con una bella chioma di capelli neri brizzolati, vestito in modo
altrettanto impeccabile. Alla domanda, posta con un tono educatamente dubbioso,
rispose con un solenne assenso. “A noi interessa il software, Imperatore. Ogni bit, ogni supporto utilizzato, dai nastri ai DVD.
Inoltre, a missione terminata, di quel posto non dovrà restare la minima
traccia. Dovrete essere rapidi, prima che altri supereroi possano mettere a
rischio l’operazione. Penso che questo…supplemento di ricompensa sia un
incentivo sufficiente.”
L’Imperatore annuì. “Che
resistenza dovranno aspettarsi i miei agenti?”
“Massima resistenza. Armature Mandroid modificate, armi al plasma, giubbotti in titanio,
uomini addestrati e selezionati. Voi siete la migliore alternativa ad un esercito. Cercate di non dimenticare che
questa gente difende segreti da miliardi di dollari. Voglio quanti più vostri uomini possibile sul campo, Imperatore.”
“Purtroppo
per loro, lei li avrà, Mr. Nixon.”
Deserto del
Nevada, circa 24 ore dopo
Un lampo di luce annunciò
l’arrivo al punto convenzionato del Laser Vivente. Quando
l’uomo fotonico ebbe ripreso forma umana, un disco nero apparve dal nulla, un
cerchio perfetto del diametro di sei metri.
Il disco si spostò verso il
basso, rivelando progressivamente il gruppo al gran completo della Villains Ltd.
“Scarsucci a comitato di
benvenuto,” disse Turbine, crocchiandosi le dita.
“Inutile attirare l’attenzione
con impianti visibili ai satelliti,” disse Shades,
guardandosi intorno. “Inoltre, a loro conviene imbottigliare il nemico
all’ingresso, piuttosto che giocarsi le carte migliori in uno sforzo
all’esterno.”
Insomnia fece scattare la
sicura del suo fucile. “Che teneri, quasi mi fanno pena.”
“Coraggio, Laser,” disse Switch. “Fagli vedere che la sicurezza deve
cominciare dalla porta.”
Il Laser Vivente si trasformò
in un getto di energia quasi liquido nel suo aspetto.
Si gettò sul pannello mimetizzato da suolo desertico. Ci fu uno scoppio di
luce…poi un’esplosione vera e propria!
“Porca miseria!” fece
Pathfnder.
“Porte minate. Non sono così fessi,
allora,” disse Dran.
Colpi di energia
sbucarono dal fumo. Switch, che se lo era aspettato,
protesse tutti con un disco di teletrasporto. Il Laser ricomparve al suo
fianco, e rispose al fuoco con altrettanta passione.
“Trattieni l’entusiasmo,
Edison!” fece Insomnia. “Se ci sono altre trappole esplosive, rischiamo di
perdere quello per cui siamo venuti!”
Shades si incamminò
verso l’epicentro della resistenza. “Osservazione corretta. Quindi, facciamola
finita in fretta.” I colpi si intensificarono,
e lo trapassarono senza fargli il minimo danno.
Shades varcò la soglia. “A me
gli occhi, bambini…” canticchiò mentre portava una mano ai suoi occhiali
nerissimi.
Pochi secondi dopo, il fuoco
cessò completamente.
Il gruppo superò di corsa i
cadaveri dei soldati. Pathfinder vide l’espressione di uno di loro, e rinnovò
come un sacro giuramento la decisione di non trovarsi mai a
tu per tu con Shades. Mai!
Superata una curva, i
criminali giunsero ad un nuovo portone blindato.
Insomnia sparò all’ultima
telecamera di sorveglianza. “Laser, devi determinarne lo spessore. In fretta.”
“Consideralo fatto.” L’essere
energetico estese un ventaglio di fotoni intorno alla
porta. Tenuta stagna o no, non poteva essere totalmente
sigillata contro i quanti. E infatti, un attimo
dopo… “Cinquanta centimetri. Ci deve essere la mamma di tutti i virus, là
dentro.”
Switch aprì un portale.
“Marasso, a te gli onori. Buon appetito.”
Nel giro di altri
due minuti, della resistenza armata, porta blindata dopo porta blindata, non
era rimasta che carne morta. L’ultimo disco si aprì nel laboratorio. Marasso,
come in precedenza, ne emerse per primo.
Ma non ce n’era bisogno. Il laboratorio, grande come un
hangar, era vuoto. A parte i computer e il mainframe, non c’era anima viva.
“Questa deve essere la stanza
delle simulazioni e di elaborazione, come aveva detto
Mr. Nixon” disse Slim Snake, annusando istintivamente l’aria. “Almeno, i computer
sembrano funzionare.”
“Io e Marasso andremo al
centro di produzione virale,” disse Dran. “Se anche ci
fosse Superebola, lì dentro, non mi farebbe manco fare un rutto.”
“Sembri a disagio,” disse Turbine. Snake stava armeggiando con il suo
comunicatore, perplesso. “Qualcosa ti puzza, qui?”
“Isolati di brutto, ecco cosa
mi puzza. E, sai, quel Nixon.” Il Deviante emise un
sibilo nervoso. Nel frattempo, Shades e Switch si erano messi a lavorare sul
mainframe. “Mi ha messo i brividi, tutt’e due le volte che ho trattato con lui.
Mi guardava come se dovessi essere io
il suo prossimo pasto.”
“Allora non invitarlo a un ristorante, se doveste trattare di nuovo. Un cliente
così non lo si trova tutti i…”
Lo scoppio prese tutti di
sorpresa! Marasso e Dran, già sulla soglia, si voltarono di colpo.
Purtroppo, quando lo sparo era
stato udito, era troppo tardi: il proiettile, più veloce del suono, aveva
centrato infallibilmente il suo bersaglio.
I sicari osservarono con
orrore Switch accasciarsi contro un terminale. La sua testa perdeva sangue,
molto sangue.
“Cazzo…” mormorò Turbine.
Improvvisamente, si trovavano in un ambiente sigillato, senza comunicazione, sotto
molti metri cubi di roccia, e senza via di fuga!
La porta scorrevole davanti a
cui Marasso e Dran si trovavano si aprì…e un pugno gigantesco colpì in pieno il
cyborg-rettile! Marasso fu scaraventato dall’altra parte della stanza,
schiantandosi contro il mainframe.
“NO!” urlò Insomnia, alla
vista dell’hardware andare in pezzi.
Si udì lo scatto di un’arma, e
lo scenario si congelò di colpo per la seconda volta.
Dalla porta, emersero sei
figure in costume, ed una metallica.
Dall’estremità della stanza
spuntò Scalphunter. “Quella era solo un’esca, non ve
ne angustiate.”
“Che cosa..?”
ringhiò Snake, mentre i Villains si mettevano in assetto da combattimento. “Chi
*&$% siete voi?”
“Siamo i
migliori, cocco. Siamo i Marauders, e voi siete morti.”
Turbine spalancò gli occhi.
“Merda merda merda… Gente, questi, anni fa, hanno sterminato i Morlock, e quasi
ammazzato gli X-Men. Siamo veramente
nei guai.”
“Mai quanto lo sei tu, idiota!” Il Laser Vivente puntò le
braccia e scaricò la sua raffica migliore contro Scalphunter.
Non arrivò a segno. Qualcosa intercettò il colpo, assorbendolo come
una spugna! Contemporaneamente, una figura umana apparve fra Scalphunter e il
Laser. Una figura che scintillava di riflessi cristallini…
“Credo di non avervi
presentato ancora Prism, vero?” fece Nate Grey. “Dite addio al vostro amico
luminoso.”
Il Laser Vivente urlò, ma
altro non poté fare mentre veniva assorbito dal corpo
di cristallo. E ora, il secondo più potente membro dei
Villains era fuori gioco!
Turbine si gettò
contro il gruppo nemico -a quel punto, la sua velocità poteva essere la
sola differenza fra la loro vita o la morte…
“Andiamo, collega,” disse Riptide. “Non sai fare di meglio?” e si levò in
volo roteando a sua volta come un turbine umano!
Gli occhi di Malice
brillarono. “Vediamo di pepare ancora di più la cosa.”
E, invisibile, l’essenza che era la mutante discorporata
volò alla velocità del pensiero all’interno di Marasso. Una volta che lo avesse
posseduto, sarebbe stato un gio*
In quel preciso istante,
Malice capì di avere commesso un errore tremendo! Lei poteva possedere
qualunque essere vivente, ma non un’intelligenza artificiale! E il primitivo cervelletto di Marasso era guidato dai
processori innestati dall’AIM. In altre parole, Malice rischiava di essere
dissolta, senza un corpo da possedere. Ed era già
successo, e per la paura, schizzò urlando nel suo corpo robotico!
Nel momento in cui rientrò,
trasmise al suo corpo il proprio terrore. Il sistema nervoso organico della
macchina andò in un temporaneo cortocircuito psichico, ed essa crollò a terra,
rigida come un manichino.
Il tutto aveva richiesto circa
due secondi. Improvvisamente, anche i Marauders furono sotto di un’unità.
Un Marasso molto, molto
furioso si gettò contro il primo nemico disponibile -in questo caso, Tower, che
per primo lo aveva colpito. Solo che, prima di potervi arrivare
addosso, il gigante si rimpicciolì rapidissimo, fino a diventare minuscolo.
Marasso, spinto dall’inerzia del suo salto, lo oltrepassò…ed incontrò invece il
solido pugno di Blockbuster!
Tornò di volata contro la
parete di prima, lasciandovi un’impronta gemella a quella del primo impatto.
Blockbuster afferrò le gambe
di un tavolo, e le spezzò. “E ora, lingua biforcuta, vediamo se ne esci bene con questo!” scagliò le improvvisate lance una
dopo l’altra, così come a suo tempo aveva fatto con l’X-Man Angelo…
Purtroppo, Marasso non era
altrettanto inerme. Gli bastò lasciarsi scendere, e le armi si conficcarono nel
muro sopra le sue spalle.
“Sai una cosa?” Turbine non esitò un istante nel dirigersi contro Riptide. “Non mi
piacciono le brutte copie, amico. Per niente!”
L’altro vortice vivente
rispose scagliando una pioggia di neri oggetti acuminati. Turbine volò agilmente
nel mezzo di quello sciame letale, e la sua armatura respinse con una serie di
tintinnii quelli che arrivarono a segno.
Turbine e Riptide si
scontrarono! Le loro rotazioni si interruppero, ed
entrambi ricaddero a terra, dandosi la schiena.
Il Marauder osservò,
sconvolto, la sua armatura crepata in più punti. Il suo casco si ruppe
in due pezzi, ed un taglio sanguinolento sembrò materializzarsi lungo il volto.
“Impossibile! La mia armatura è di adamantio…”
Turbine si voltò, ghignando.
“Anche le mie lame, fesso. E il loro bordo è trattato
con un monofilamento di adamantio primario. Niente
male, come trucchetto, vero?” Ma la sua soddisfazione fu di breve durata.
Turbine divenne di colpo pallido, e serrò i denti in un’espressione di dolore.
“Ma cosa..?” Si portò istintivamente le mani allo
stomaco…e solo allora se ne accorse. “Cazzo!”
Nel ventre e nel braccio
destro, erano conficcate delle stelle d’acciaio!
Riptide si voltò. “Eccoti
un’altra lezione, dilettante: mai affrontare un velocista con un’armatura non
integrale.”
Poi, entrambi caddero in ginocchio. Uno, sull’orlo dell’incoscienza,
l’altro su quello della morte.
Scalphunter
non era rimasto da parte: appena Marasso aveva tentato il proprio attacco, lui
aveva scelto la sua nuova preda: Insomnia.
La preda, a sua volta, si era
accorta di quello sviluppo. E sollevò il suo fucile.
Scalphunter saltò di lato, e
sparò.
Insomnia saltò di lato, e
sparò.
Ogni colpo sfiorò il
rispettivo bersaglio. Quando entrambi i cacciatori
toccarono terra, rotolarono, e nel farlo estrassero ognuno un pugnale, lui dal
costume-arsenale, lei dalla cintura.
“Una degna avversaria. A te,
donna, concederò una lotta ed una morte onorevole!”
“Sogna pure, cavallo pazzo!”
Si gettarono l’uno contro
l’altra. Le loro braccia sembrarono volare, era
impossibile seguirne tutti i movimenti. Solo lo scintillio delle lame quando
cozzavano l’una contro l’altra indicava i singoli
colpi.
Scalphunter, purtroppo, aveva
commesso un errore di sottovalutazione: anche se le sue riserve di energia erano molto più lunghe di quelle di un uomo, non
raggiungeva i livelli di rush della
sua avversaria. E lei non solo non si stancava, ma
stava addirittura avanzando contro di lui!
Un altro uppercut, e di nuovo
Marasso fu messo a terra. Il suo tentativo di graffiare la pelle di Blockbuster
si era rivelato inutile, il mutante era invulnerabile.
Tower non diede respiro al
cyborg: tornato alle dimensioni di tre metri, lo afferrò per il cranio e lo
sbatté contro il pavimento più volte come un pupazzo…
“Ehi, Bunyan!”
“Hm?” non si può dire che
Tower brillasse di intelligenza. Al richiamo di Shades, voltò la testa.
“Guarda l’uccellino,” disse l’ombra vivente, togliendosi gli occhiali…
“Guardalo tu, insetto!” fece
Blockbuster proprio in quel momento, caricandolo a testa bassa.
Shades si voltò. E lo fissò.
Il forzuto Marauder,
semplicemente, si immobilizzò. Non gli si fermò il
cuore, il cervello continuava ad operare… eppure, qualcosa urlò e urlò dentro
Blockbuster. Urlò, mentre si riduceva a una minuscola
scintilla in un mare di tenebre…fino a che nulla ne rimase.
Blockbuster crollò a terra a
faccia in avanti.
Il gigante tonto era rimasto a
guardare a bocca aperta. E nel farlo, si era esposto
al contrattacco di Marasso: il cyborg compì un salto.
Quando Tower si ricordò di avere una battaglia in corso, era
troppo tardi: si trovò faccia a muso con il mostro.
Marasso spalancò le mandibole,
e sputò uno spruzzo di veleno, dritto nella gola di Tower. Il Marauder
inghiottì di riflesso. Un attimo dopo, il veleno entrò in circolo attraverso i
capillari interni. E toccò a Tower crollare in
ginocchio, gemendo di dolore…
Shades benedì i riflessi di
Marasso. Aveva usato il suo Sguardo d’Ombra una volta di troppo, a troppa poca
distanza dall’uso fatto con quei cinque soldati in una volta sola… Ma non
importava: fino a quando avesse potuto attingere all’oscurità delle ombre*
L’aria tremolò davanti a lui,
e prese la forma di Prism.
“Non avrai creduto che mi
sarei dimenticato di te, vero?” disse l’uomo di cristallo. “Dovevo solo
sincronizzare le energie di questo idiota.”
Per la prima volta in molti
anni, Shades provò il gelido tocco della paura! A suo merito, va detto che fu
molto rapido nel cercare di fondersi con le ombre circostanti.
Solo, non lo fu abbastanza. Il
corpo di Prism sembrò esplodere. La luce del Laser Vivente, polarizzata sul
bianco purissimo, investì ogni atomo della stanza, la trasformò in un piccolo
universo dove le tenebre non potevano esistere.
L’urlo di dolore di Shades
accompagnò quel fenomeno fino al suo esaurimento. Fu un verso spaventoso,
inumano, che sembrò non terminare mai.
Quando la luce bianca si estinse, Shades era scomparso.
“Hanno steso Shades! Cazzo
cazzo cazzo, hanno…” Pathfinder si era distratta,
ancora semicieca per quell’esperienza. Aveva tenuto gli occhi chiusi, ma aveva ugualmente
visto la luce…
Una mano l’afferrò per il
collo del costume. “Dove credi di andare, piccola?” chiese Arclight. “Non
abbiamo qualcosa da dirci?”
“Ma fottiti,
brutta &%$£!” la mutante fu velocissima, nel suo inconfondibile stile. La
sua gamba destra superforte scattò come un lampo…e fu intercettata a metà
strada da un solo pugno di Phillipa Sontag.
Lo stivale corazzato andò in
pezzi come vetro…e non solo quello. Pathfinder urlò, nel sentire il ginocchio frantumarsi.
“NOO! Maledetta! Come…come…”
Arclight la lasciò cadere a
terra, proprio sull’arto ferito, strappando alla sua vittima un nuovo gemito di
dolore. “Facile: io posso farlo.” Sollevò un pugno
carico di energia cinetica. “Vuoi vedere come ci
riesco con la tua bella testolina?
Un nuovo sparo lacerò l’aria
in quel momento, e un proiettile sfiorò la tempia della Marauder. Arclight era tosta, ma non invulnerabile. Cadde a terra, svenuta.
“Non…non credo di volerlo
vedere…vacca…” disse Insomnia, reggendo una pistola fumante. Nonostante i suoi
occhi avessero sofferto non poco per quell’esplosione luminosa, nonostante
stesse combattendo per la vita contro Scalphunter, era riuscita a muoversi
abbastanza in fretta per salvare la sua compagna di
squadra.
Scalphunter le mollò il suo
calcio migliore alla mandibola. “Ammiro la tua determinazione e la tua lealtà.
Peccato che siano sprecate.” Prese una pistola dal
costume e la puntò sulla Villain. “Addio…”
E in quel momento, Marasso gli fu addosso come l’Ira di
Dio incarnata!
Dove Riptide era ancora a terra, svenuto, Turbine si stava rimettendo in piedi. “Ci
sono dei vantaggi nell’avere un metabolismo superveloce, coglione.” Si sentiva ancora da vomitare, ma per la miseria non si sarebbe fatto mettere sotto un’altra volta, nossignori! “E ora…”
Una mano si posò sul suo
braccio nudo. “E ora puoi morire, mio caro,” disse
tranquillamente Scrambler. “Se ti piace roteare, lo farai fino a quando il tuo
corpo non andrà in pezzi per la forza centrifuga.”
“Che cosa stai dice..?” Turbine non completò la frase. Si sentì improvvisamente
avvampare di una quantità di potere come mai ne aveva
tirata fuori prima! Era come essersi sparato una dose
di quella super, non si era mai sentito così carico… Doveva muoversi, doveva
fare qualcosa…
Non si accorse nemmeno di
essersi messo a roteare. Quando lo capì, stava già
schizzando come un missile verso la volta rocciosa!
Scrambler lo vide aprire un
cratere nella roccia ed affondarvi come una trivella. Tirò fuori accendino e
sigaretta da una tasca della giacca, e se l’accese lentamente. “E ora,
Slim Snake ringraziò molte
volte tutte le Divinità dei Devianti per la vita infernale che aveva passato a
Lemuria! Se fosse stato più lento di un filino, uno di
quegli arpioni maledetti lo avrebbe trasformato in melassa!
“Ma
come cavolo fate voi a vederci ancora?!” chiese, fra un attacco e l’altro di
Harpoon.
Se l’eschimese di poche parole avesse voluto
rispondergli, gli avrebbe menzionato le microlenti autopolarizzanti poste sulle
pupille.
Ad ogni modo, tutto quello che
il giovane Deviante chiedeva era di potere mettere solo un dito su quel figlio
di Nanuk e copiarne ogni potere, per fargli assaggiare la sua medicina…
Ebbe la sua occasione, quando
una figura si frappose fra lui e il Marauder, assorbendo l’arpione di energia senza battere ciglio.
“Vediamo come te la cavi ora, fesso!”
disse Dran, e corse verso Harpoon. Senza perdere un secondo, afferrò i suoi
polsi. “Coraggio, Slim! Ora o mai più!”
Invano il tocco di Harpoon
tentò di trasformare la carne dell’insolente in energia: il campo di forza
indistruttibile si dimostrò all’altezza della sua fama.
“Carpe diem, gente!!” Slim
saltò sopra la testa di Dran, e mise la mano sulla fronte dell’eschimese.
Scalphunter non si era mai
sentito così vivo! Nessuno dei suoi avversari si era dimostrato di una tale
ferocia e tale determinazione! Se non fosse stato per l’armatura di adamantio secondario, sarebbe sicuramente morto.
Il problema restava, ad ogni
modo: le due figure erano incollate al pavimento, ‘hunter
teneva a bada il muso stillante veleno con un braccio contro la gola, e con
l’altra mano teneva saldamente il polso scaglioso. L’altro si stava accanendo
contro l’armatura…
L’improvvisa esplosione di energia distrasse il mostro quella fatale frazione di
secondo sufficiente a Scalphunter per reagire: il Marauder piegò una gamba, sollevò
un piede contro il ventre del cyborg, e un’affilata lama penetrò
nell’articolazione della coscia!
Marasso ruggì per il dolore e
lasciò la sua preda. Scalphunter prese una pistola a repulsione e fece
ripetutamente fuoco contro il petto del nemico! Non riuscì a perforare la
corazza, ma i colpi sbilanciarono Marasso, gettandolo a terra.
Scalphunter mirò alla testa.
“Addio.”
Un colpo di laser lo centrò
alla schiena! Nonostante l’armatura, Scalphunter fu comunque
sbalzato in avanti, e nel contraccolpo perse la pistola.
“Sorpresa!” disse il Laser
Vivente. “La lepre quarzolina si è dimenticata che disperdendomi, in realtà mi
ha liberato!” Veloce come la luce, mirò ad Harpoon e a
Scrambler, atterrandoli senza difficoltà.
“Un errore a cui posso
rimediare subito,” disse Prism, avvicinandosi alla sua
vittima.
“Non scomodarti: vengo io!” e
il Laser si gettò contro il suo aguzzino! Prism non comprese
le intenzioni del suo nemico…fino a quando non fu troppo tardi. Provò ad
espellerlo, ma già sentiva le proprie molecole vibrare pericolosamente.
La voce del Laser echeggiò
lungo il suo corpo. “Nessuno ne sa di
laser e di luce quanto me! E mentre ero ospite del tuo corpo, ne ho studiato
ogni proprietà, arrivando alla giusta risonanza molecolare per fare questo.”
Prism urlò, mentre il suo
corpo raggiungeva il punto di fusione. In pochi secondi, di lui non rimase che
una pozza di cristallo fuso.
Adesso, la situazione era decisamente rovesciata: l’ultimo Marauder rimasto in piedi
era Malice. Sola contro il Laser Vivente, Dran, Marasso, che si stava riprendendo
in quel momento, e Slim Snake.
Marasso era il solo a sapere
di cosa fosse capace quel robot… Peccato solo che lui
fosse muto! Fu il solo a capire cosa stesse
succedendo, quando vide una specie di fascia nera apparire intorno al collo di
Dran, ed un cammeo bianco brillare contro la sua gola.
“Dunque, stavamo dicendo..” disse Malice/Dran, voltandosi
verso Slim Snake/Harpoon. “Oh, sì: ora di fare una brutta fine!”
“Dran, socio? Che…” il Deviante si trovò colpito alla gola dal taglio della mano
dell’altro, un colpo preciso che quasi gli spezzò la carotide. Stordito
e dolorante, il Deviante cadde in ginocchio e riassunse la propria forma.
Marasso si gettò contro il ‘traditore’…ma fu centrato al fianco da una coppia di
repulsori.
“Tut tut,”
disse Malice. “Non avrai creduto che il mio guscio non potesse difendermi,
vero?”
“Vero,”
rispose il Laser, colpendone una gamba con tutta la forza che aveva. E la gamba esplose!
Malice si fermò di colpo.
“Mettiamola così, dolcezza,” disse il Laser, puntando entrambe le braccia alla testa
del robot. “Tu lasci andare il mio socio, e magari non ti preparo per lo sfasciacarrozze.
Mi sa che di quel corpicino tu ne abbia tanto bisogno,
vero?”
Prima che Malice potesse rispondere, si accorse di un nuovo, bizzarro
fenomeno: la sua ombra sembrava avere preso vita! Sotto i suoi occhi, si
dilatò, si staccò dal pavimento e crebbe fino alle dimensioni di un uomo.
“Non so neppure perché ti
preoccupi di trattare,” disse uno Shades visibilmente
irato. “Nessuno mi aveva
mai trattato così, mi è stato fatto male.
E devo dire che la cosa non mi piace neppure un po’!”
“Vuol dire che la prossima
volta ti piacerà ancora…meno…” disse Scalphunter, rialzandosi. “Una bella
battaglia, signori…ma come tutte le cose belle, deve finire. Malice?”
Dran annuì. Il collare ed il
cammeo scomparvero, e l’uomo indistruttibile cadde a terra, svenuto.
“Ci si vede all’inferno,
Villains.” Un bagliore di teletrasporto avvolse i Marauders, indipendentemente
dal loro stato.
“E
ora, cosa intendeva dire?” fece il Laser Vivente. “Ho la sensazione che la loro
non sia stata la fuga dei codardi…”
Shades notò che lo schermo
dell’unico terminale rimasto miracolosamente in piedi stava segnando un countdown
-3…-2…-1…
QG della Villains LTD,
località sconosciuta.
Erano sicuri che sarebbe stata
la fine. Invece, si ritrovarono tutti nei locali dell’infermeria. Il nero disco
di teletrasporto di Switch si dissolse subito dopo.
Switch stesso si reggeva a
stento in piedi contro uno zoppicante Marasso.
Prima che Shades potesse fare domande, le porte si aprirono, e, a seguire uno
stuolo di infermieri e medici, arrivò il gran capo della Villains, August DeCeyt in persona.
“Complimenti,”
disse, con pacato sarcasmo. “Persino per un fiasco siete riusciti a fare peggio
del solito.” Contemplò severamente il disastro in
questione: Pathfinder aveva un ginocchio distrutto, Insomnia vari ematomi e la
mascella rotta. Marasso aveva urgente bisogno di riparazioni. Turbine era quasi
in coma per il rush da supersforzo. Slim Snake avrebbe dovuto
andare avanti a brodini per un po’. Persino Shades era stato seriamente fiaccato,
ed era tutto dire.
Switch era stato protetto dal
costume imbottito a fibre di Vibranio, ma aveva avuto una brutta emorragia. Per
fortuna, il dispositivo di stimolazione neurale era entrato in funzione, anche
se decisamente all’ultimo istante: l’area dove sorgeva
il ‘laboratorio’ era stata distrutta da un dispositivo nucleare tattico, a
giudicare dal botto dei sismografi e dalla quantità di neutrini improvvisamente
emessa da quel punto.
Era
chiaro, a quel punto, che chiunque avesse assoldato i
Marauders voleva assicurarsi una loro plateale umiliazione prima della loro
morte. Restava solo da scoprire chi e perché. E a quel
punto, Julius DeCeyt avrebbe insegnato qualcosina sull’umiltà…
Centro del Direttorio dello
Stato, località sconosciuta
L’informe massa solidificata
di cristallo che era Prism fu messa in un recipiente di metallo. Ci avrebbero
pensato i laboratori a ricostruire il corpo del Marauder. Per fortuna, il suo
sistema nervoso ed intellettivo era salvabile in formato digitale.
Un esercito di droidi lavorò
su Tower, per aggiungere altre dosi di antidoto a
quello che già gli avevano immesso nelle vene. Il gigante era in un piccolo
coma, ma se la sarebbe cavata con un po’ di riposo.
Malice fu caricata su un
carrello per essere portata all’officina. Scrambler, Harpoon e Scalphunter furono
caricati sulle barelle. Per fortuna, le loro ferite erano state cauterizzate
istantaneamente dallo stesso laser che le aveva provocate.
Arclight si era
beccata un colpo di striscio, si sarebbe ripresa con un buon pasto e un
paio di punti. Idem per Riptide: il più sarebbe stato
impedire loro di andare a caccia di quei dilettanti della Villains prima del
tempo.
Graydon Creed non si illuse che fossero morti: i sensori nascosti avevano
rilevato l’emissione di Forza Oscura proprio una frazione di secondo prima
dell’esplosione.
La verità, e gli doleva
ammetterlo, era che i Marauders si erano viziati: i soli criminali che avessero
affrontato erano mercenari senza superpoteri. Non si erano abituati a
combattere contro dei super-esseri pronti a tutto per versare il loro sangue.
Creed pensò ai
dati rubati da Malice tre giorni prima, e sorrise.
Presto, sarebbero cambiate
molte, molte cose…
Un gemito attirò
improvvisamente la sua attenzione. Creed aggrottò la fronte.
I droidi che stavano
trasportando Blockbuster si fermarono…nel momento in cui il forzuto Marauder si
metteva a sedere, massaggiandosi la fronte.
“Ma che diamine..?” disse Blockbuster, guardandosi incredulo le mani. Si
toccò il volto…poi sorrise. E la sua fu un’espressione
davvero sinistra a vedersi. “Ce l’ho fatta. Sono tornato…”